La rimozione delle tombe di famiglia dal pavimento della SS. Annunziata

Oggi un buon numero cultori di storia, alcuni di antiche-vecchie famiglie fiorentine, leggono nelle carte notizie sulle belle tombe dei loro avi fondate nel pavimento della basilica della SS. Annunziata, e si mettono alla loro ricerca, pensando che siano ancora in loco.
Ovviamente non le trovano, chiedono lumi a chi pensano possa sapere di più e sono stupiti se apprendono che i ragguagli si possono reperire solo negli archivi.
Ci si perdoni l’avverbio ‘ovviamente’, ma sembra adatto in quanto è figlio della considerazione degli avvenimenti passati sopra Firenze e il santuario. Sono soprattutto quelli di natura grave e dolorosa che hanno distrutto, senza ritorno, tanti monumenti che la generosità e la devozione dei fedeli edificarono per i posteri.
‘Ovviamente’ a Firenze non derivarono tali rovine solo dalla guerra, dalle bombe o dal vandalismo su ciò che verificava l’equazione antico=inutile, ma anche da posizioni ideologiche dei sovrani della seconda metà del settecento.
In particolare, se oggi non si trovano più le tombe di famiglia nel pavimento della basilica della SS. Annunziata è perché più di due secoli fa dal governo giansenista della Toscana fu proibito di seppellire nelle chiese e, in ossequio a tali direttive, le tombe presenti nel pavimento (eccetto una decina) furono aperte, le lapidi accantonate, i poveri resti levati e benedetti con cristiana pietà, e le buche riempite con calcinacci e richiuse. Dopo di che pavimento venne rifatto sopra e ex novo. Ed è quello che vediamo oggi.
Chiarificatori sono i ricordi del 1783 del padre Costantino M. Battini († 1832):

“22 dicembre 1783. Essendo stato ordinato da sua altezza reale, che si riempiano di calcinacci, e poi si murino tutte le sepolture di una gran parte delle chiese di Toscana, senza veruna eccezione, e che in avvenire i cadaveri di ogni rango, e ceto, a riserva delle sole monache, dei sovrani e de’ vescovi, siano condotti a seppellirsi, parlando di quelli di Firenze, al nuovo campo santo, eretto a bella posta a Trespiano, fu pensato da alcuni di questi nostri religiosi di approfittarsi di questa circostanza, per rifare il nuovo pavimento di questa nostra chiesa.
Fu perciò in primo luogo chiesta al sovrano la grazia di differire il prescritto riempimento delle sepolture di essa, fin a tanto, che non fosse posto mano all’indicata impresa, ed avendola benignamente accordata, gli fu indi chiesta quella di poter obbligar gl’operai della Madonna SS. a concorrere alla metà della spesa di detto pavimento colle rendite del podere di Ponsacco, che dicesi della Colombaia, e si degnò di accordare anche questo, con che però a spese del convento si trasportino tutte le armi, ed iscrizioni che sono attualmente nel pavimento vecchio, e sopra le sepolture di chiesa, nel chiostro vicino, o in altro luogo decente.
Rilevasi la sovrana intenzione dai due fogli posti in questa nostra filza a n. 72, ed a n. 73 copiati fedelmente dagli originali, che vennero nelle mani di questo nostro padre priore, e che furono da lui messi nell’archivio della suddetta opera della Madonna fino dallo scorso mese.
Intanto colla direzione dei signori Giuseppe Salvetti [ingegnere e architetto apprezzato dal granduca Pietro Leopoldo, † 1801], e Stefano Diletti [matematico e cartografo], è stato fatto il disegno di questo nuovo pavimento che sarà di ambrogette bianche e s[...]ine grandi che sono state già commesse, e rapporto all’esecuzione sono stati incaricati i marmisti Boninsegni [Bartolomeo], Fortini, e Giovannozzi [Giuseppe?], con facoltà di poter prendere altri per potere aiutare tutti, e sollecitare detto lavoro, senza che resti impedito il servizio pubblico di detta chiesa, e con riferire il prezzo del predetto a lire 8 e soldi 3 e denari 4 per ogni braccio quadro, ad esclusione della semplice e pura opera del muratore, cui è stato fissato per lo smalt. [+++] 8 sopra di questo nel porlo soldi 14”.
[...]

“Aprile a dì 8 [1784] In esecuzione degl’ordini sovrani, che inibiscono di seppellire i cadaveri dei defonti nelle chiese, ed in qualsivogli altro recinto sacro, o profano, sono state ripiene le sepolture de’ nostri chiostri e quelle di chiesa sono state tutte murate con una piccola volta fatto sopra cadauna delle medesime, e di queste volticine sono state fatte a spese dei rispettivi loro patroni”.
[...]

4 maggio [1784]. Questa mattina è stato dato principio alla costruzione del nuovo pavimento di questa chiesa dalla parte di mezzo della medesima, o sia dall’ingresso principale di essa. In tale occasione è stata omessa la quotidiana processione della Salve all’altare della Madonna, e cantata in coro colle litanie di essa, e così si proseguirà, durante il lavoro in quella parte.
Contemporaneamente a ciò è [+++] un ordine di chiudere la sepoltura de’ religiosi sacerdoti, che per anche non lo era, e subito è stato eseguito col farvi la volticina come all’altre. Essendosi poi nel daffare il predetto pavimento dell’enunciata parte della chiesa trovata presso alla porta di fianco di essa trovata [sic] una sepoltura, a noi ignota, sarà posta, ed altre pure, se vi saranno riempite coi rottami, e calcinacci del medesimo, come seguì alle due sepolture della compagnia di Santa Brigida, ed a quella di Teobaldo Bercilli, e suoi, quando si murarono le altre, di cui si è parlato nella retro pagina 817”.

Un ultima nota. Le tombe posteriori edificate nel pavimento e sui muri del chiostro grande furono infiltrate e deteriorate dall’alluvione di Firenze del 1966.
Per restaurare il luogo, un gran numero di lapidi venne rimosso durante i lavori coordinati dal sovrintendente Guido Morozzi († 2002) e accatastato in ambienti sotterranei del convento in attesa di ripristino.

Paola Ircani Menichini, 17 maggio 2024. Tutti i diritti riservati.




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